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Una domenica fuoriporta Trabocc(ante) di bellezza tra olio, vino e mare

‘La Domenica d’autunno col profumo dell’estate nell’estasi brillante della Costa dei trabocchi’. Esperienza suggestiva, questa, come già riportato nel titolo dato all’iniziativa. L’evento, una gita nell’Abruzzo sospeso tra mari e monti, si colloca nel panorama della grandiosa rassegna enogastronomica itinerante denominata ‘Una domenica fuori porta’, organizzata da Alessia Di Giovacchino e Marco Signori. La manifestazione, arrivata alla sua seconda trasferta, ha avuto come cuore pulsante, questa volta, un’insolita visita alla costa abruzzese dei trabocchi nel pieno periodo autunnale.

dsc01418Alle ore 9 del mattino, la partenza da Piazza Torlonia, ad Avezzano. Due ore di viaggio per attraversare l’Abruzzo montuoso e giungere, poi, sulle dolci colline teatine, fino a raggiungere il pluripremiato frantoio di Casoli, alle ore 11, prima tappa del tour domenicano. L’azienda olearia Trappeto di Caprafico si erge su una grande terrazza, al di sotto della quale, immensi uliveti si estendono nel paesaggio rurale. Ad accogliere il bus composta da turisti, giornalisti, fotografi e ristoratori, un sole caldo ed il sorriso ospitale del proprietario del frantoio, che di nome fa Tommaso Masciantonio.

Pronti, partenza, via, quidsc01398ndi, con la visita all’interno del frantoio. L’azienda, vecchia di ben cinque generazioni, comprende 5mila alberi di ulivi propri, più altri mille ulivi circa in affitto, che fruttano una produzione totale pari a 20mila litri di olio all’anno. La spiegazione di Tommaso ha accompagnato la visita all’interno della fabbrica di uno degli oli più apprezzati d’Abruzzo. «La varietà di oliva coltivata e da noi lavorata è l’intosso, divenuta da poco presidio Slow Food. Le piante di intosso sono sparse qua e là nel territorio della Maiella, ma hanno un’importante concentrazione nel comune di Casoli, in particolare sull’altopiano di Caprafico». Tommaso parla con il cuore, con la serenità di chi svolge il suo lavoro come una pura passione. «Proprio il terreno calcareo del luogo favorisce, infatti, la nascita di questa particolare tipologia di ulivo».

dsc01457Spazio, quindi, alla spiegazione accompagnata dalla visione dei singoli macchinari utilizzati nella lavorazione delle olive, a partire dal loro raccolto. «Le olive, che noi raccogliamo per scuotimento, cioè attraverso microvibrazioni dei rami, vengono depositate nei bins, cassette rigide che preferiamo ai sacchi perché evitano la formazione di umidità». Dopo che il raccolto torna nel frantoio, poi, si procede alla prima operazione, ovvero all’eliminazione delle foglie all’interno di un apposito macchinario. A questo processo segue la lavatura delle olive. «La lavatrice, che non ha nulla a che vedere con l’elettrodomestico casalingo – ha scherzato Tommaso – è lo strumento adoperato per eliminare le impurità dal frutto, mediante un’acqua soggetta a pressione», ha spiegato. Quando l’oliva è defogliata e pulita, si può iniziare la molitura, la quale oggi non più praticata con le famose ruote di granito, ma con un macchinario chiamato frangitore. Dopodiché il prodotto così ottenuto confluisce in apposite vasche che restituiscono un primo materiale oleoso. Questo prodotto finisce, poi, nella «centrifuga orizzontale che ci dà un olio di ottima qualità, se fino a quel momento si è lavorato bene, ovviamente». Infine altri passaggi finali di filtrazione provvedono ad eliminare l’acqua, in modo da restituire olio puro e, soprattutto, trasparente.

dsc01573La visita al frantoio, dopo la veduta della sala conservativa dell’olio piena di recipienti in acciaio inossidabile, si è conclusa con una piacevole degustazione di bruschette all’olio. Ma i palati dei fortunati fuoriportisti hanno potuto godere anche dell’accompagnamento di alcuni tra i più pregiati vini d’Abruzzo, presentati ed offerti da Valentina Di Camillo che, insieme a suo fratello Luigi, è alla guida della Tenuta I Fauri, con sede a Chieti. «Abbiamo una serie di piccole proprietà per un totale di circa 35 ettari. – ha spiegato la giovane – La nostra produzione vinicola si concentra soprattutto su vini locali, Trebbiano e Montepulciano su tutti, ma anche Pecorino e Passerina, che recentemente hanno riacceso la luce sul vino bianco d’Abruzzo, regione considerata da sempre terra del rosso Montepulciano», ha spiegato Valentina. «Noi vignaioli – ha continuato la giovane – siamo sempre stati considerati dei poveri contadini; in realtà, però, adesso il vino, bevanda super popolare in Abruzzo, è la nostra occasione di riscatto, in quanto le stesse istituzioni ci hanno trasformato da coltivatori diretti a veri e propri imprenditori agricoli».

Dopo le lezioni formative su olio e vino la pancia dei visitatori si è fatta capanna, per gustare un prelibato pranzo a base di pesce, da essere consumato nell’incantevole cornice della costa dei trabocchi. Il ristorante Punta Cavalluccio ha ospitato i fuoriportisti accogliendoli in un ambiente in cui nessun dettaglio si è sottratto al tema marittimo. Dopo un ricco antipasto di sfiziosi assaggi, tra polpettine di tonno e lumachine di mare, un delizioso primo piatto agli scampi ha deliziato l’appetito degli ospiti. Si è proseguito, poi, con il must della frittura di pesce ed una leggera insalata a contorno.

dsc01807Le chiacchiere di conoscenza hanno allietato l’atmosfera del pranzo in compagnia, dove ciascun ‘fuoriportista’ ha avuto modo di lasciar spazio alle emozioni create dalla magica atmosfera del luogo dal fascino senza tempo. E mentre il sole tramontava sul mare all’orizzonte e l’azzurro del cielo imbruniva col calar della sera, l’illuminazione tenue del ponte e del caratteristico ristorantino sul trabocco, conferiva al quadro circostante un romanticismo d’eccezione. “La macchina pareva vivere d’armonia propria, avere un’aria ed un’effige di corpo d’anima”: questa è la descrizione che il D’Annunzio fa, ai posteri, del trabocco abruzzese, definito come pieno di una sua vita autonoma. E proprio questa stessa vita è stata riportata, questa domenica, al trabocco in questione anche dai fuoriportisti guidati da Alessia e Marco. Il pensiero, adesso, corre già alla prossima meta, perché la ‘Domenica fuori porta’ è divenuto, ormai, un eternizzante stile di vita.

 

Foto di: Simone Di Cesare

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