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Un arbitro marsicano in Serie D: la chiave del successo si chiama volontà di ideali

Una lettera dell’alfabeto per un sogno che vuole continuare a volare alto: il cuore di un arbitro è come quello di un giovane uomo che vorrebbe vincere alla lotteria delle scommesse con la vita. Dall’ottenimento dell’ambito premio del ‘Guerriero di Capestrano’ nel 2014 come miglior arbitro d’Abruzzo, il quale viene riconosciuto solo ai più volenterosi e meritevoli di spirito, alla pragmatica conquista della Serie D. L’arbitro di calcio Gabriele Scatena, 26 anni appena ed attualmente residente a Capistrello, ha deciso di far tredici nella vita, attraverso la logica sognatrice della scienza dell’arbitraggio. Ad oggi, si tratta dell’unico arbitro della Sezione ‘Giacomo Ferri’ di Avezzano approdato in Serie D per quest’anno; Gabriele dimostra di aver creduto fedelmente in un ingaggio che da hobby sporadico si è, pian piano, trasformato in un vero e proprio lavoro a tempo pieno. La leggenda afferma che, un arbitro di calcio, venga definito ‘buono’ quando utilizza il cartellino rosso non per imporre, ma per diradare le ombre sul cattivo gioco di squadra. E lui, che è abituato a rincorrere le stelle di una luna forse troppo grande e forse altrettanto troppo sincera, di cartellini ne ha utilizzati parecchi, ma sempre con il metro di giudizio dell’onestà intellettuale.

Reduce da partite di spessore e di qualità tattica come Mazada Del Vallo – Sersale, partita di Coppa Italia Nazionale svoltasi in Sicilia, e Castrovillari – Paolana, una finale di play off della Regione Calabria giocatasi il 1 maggio scorso, proprio per capire quale delle squadre scese in campo sarebbe, alla fine dei conti con l’oste, passata in serie D, Gabriele Scatena ha arbitrato con più di 3000 persone a far da pubblico alle partite.

Una baraonda di spettatori, inoltre, lo hanno visto fischiare d’impatto nel match Chiaravalle – Anzio, una gustosa semifinale di play off per la Serie D e nella partita Casarano – Bitonto, di Eccellenza, giocatasi in Puglia con più di 2500 occhi indiscreti a cronometrare ogni rumore del rettangolo verde di gioco. La stagione delle meraviglie, quindi, per la sezione degli arbitri ‘Giacomo Ferri’ di Avezzano, guidata, ad oggi, dal presidente Fulvio Chiantini, si è chiusa il giorno 30 giugno scorso con la formazione dei nuovi ruoli arbitrali, avvenuta, precisamente, il 1 luglio, ad opera del Comitato Nazionale dell’A.I.A.. Quest’ultima ha portato al raggiungimento di importanti risultati per i nostri fischietti marsicani: in serie B, è rimasto l’arbitro avezzanese Aleandro Di Paolo, autore di una stagione sportiva positiva, culminata con proprio la direzione, in serie A, della gara Torino-Cesena ed in Serie D è finito Scatena. L’arbitraggio, quindi, per Gabriele, è una passione che riesce ad assorbire la maggior parte del suo tempo giornaliero; per poter far bene l’arbitro, infatti, con tutti i crismi del caso, occorre dedicarsi a questa occupazione con tanta professionalità e tanto impegno, due robusti accenti della vita, questi, conditi anche da mille sacrifici. Un assunto che lega fra di loro tutti i ‘soldati’ in battaglia di questa passione-professione, è il fatto che, in primo luogo, bisogna essere arbitri dentro prima che fuori: si è arbitri, cioè, dentro e fuori dal campo di gioco. L’arbitraggio viene descritto da chi lo pratica come uno sport che non annaspa ancora nel limbo della scorrettezza: questa realtà sportiva dà uno stile di vita nuovo ai ragazzi, allontanandoli, molto spesso, dalla logica di strada e svincolandoli dai vizi della pigrizia e dell’ozio. Una sola la stella guida concettuale di Gabriele: la vittoria e la sconfitta si accettano entrambe allo stesso modo.

Nell’ambito dei ‘Best Awards Abruzzo 2014‘, l’egregia statuetta del guerriero di Capestrano, uno dei simboli più rinomati d’Abruzzo in quanto a riconoscimento della carriera sportiva, professionale ed umana, l’arbitro di calcio Gabriele Scatena venne premiato come miglior direttore di gara della stagione abruzzese, con successo e merito. Nella vita di tutti i giorni, egli è un normale studente di Giurisprudenza, ma il pepe nel piatto dell’esistenza continua a metterlo eccome, ponendosi a confronto con il gioco sempre. Il modello prescelto dall’arbitro di Capistrello è rappresentato da Aleandro Di Paolo, con il quale Gabriele si allena quotidianamente presso lo Stadio dei Pini della città. Una solidarietà, questa, ed una solidità che, nell’arbitraggio, non fanno smettere mai di apprendere e di crescersi vicendevolmente, sia come arbitri che come uomini e donne. La vera serie A, disse, una volta lo stesso Gabriele Scatena, per tutti coloro che si affacciano a questo particolare mondo sportivo, dovrebbe essere testimoniata dalla voglia di divenire prima di tutto uomini in gamba e solo in secondo luogo, degli arbitri in gamba, indipendentemente dalla categoria che si ‘indossa’ addosso. Ed in effetti, la legge del merito è così: l’armatura non è nulla senza l’eleganza e la qualità della testa del soldato che si pone al di sotto dell’elmo.

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