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Sogno in bianco o son desto? Stefania Castellucci, la migliore amica delle spose anche d’Abruzzo

Innamorarsi e poi odiarsi e poi amarsi, nuovamente. Nel circolo vizioso delle cinquanta sfumature di grigio della realtà, gli occhi saranno sempre puntati, però, sull’abito da sposa della sposa. Se si azzecca lo stile perfetto, di fatti, significa che si è azzeccato, a suo tempo, anche il marito perfetto. In nome dell’amore si commettono pazzie, follie, inganni, ribellioni adolescenziali e cambi di stile. Come a dire che il matrimonio assomigli un po’ ad un taglio di capelli ribelle e che determini, nelle ansie della donna, un’inversione a U della vita, giunta ad un segnale di STOP. Sposarsi è di moda anche nel 2016. Stefania Castellucci, nativa di San Benedetto del Tronto, cuce e ricuce, infatti, queste benedette ansie delle spose in partenza per il viaggio d’amore più lungo grazie ai meravigliosi abiti del suo Atelier marchigiano. Stilyst da 16 anni circa, Stefania ha raccolto, fra le sue mani poste a coppa di champagne, il brand dell’Atelier Emé, famoso in tutto il mondo, divenendo esclusivista assoluta per la Regione Marche e facendolo fruttare a dovere laddove il sole batte solo se si è in due a camminare sulla retta via.
IMG_0111«Il 2 gennaio del 2000, quando il tempo è parso fermasi e divenire tutt’ad un tratto moderno, l’Atelier Emé ha aperto a San Benedetto del Tronto. – spiega Stefania Castellucci, esperta di sogni color bianco seta – Il mio territorio di vendite si espande anche in Abruzzo, dove riesco a toccare le Province di L’Aquila e di Teramo. Nel 2016, le spose non sono estinte, anzi: come quadri pittorici instancabili ed infaticabili, continuano a descrivere ancora adesso la loro magia, fatta di promesse di stoffa e di manicure. In Italia, esistono solo 40 negozi Emé; la base madre si trova a Milano. Nel 2001, ho incominciato a lavorare per questa immensa catena di montaggio che rende felici le donne, fino ad essere nominata responsabile vendite nell’anno 2003», afferma Stefania. Lady Castellucci, quindi, figlia d’arte (sua madre, infatti, ha sempre avuto le mani in pasta nel settore dell’Alta Moda) tenta, oggi, di raccontare la sposa moderna, una donna forte, matura, che sceglie l’altare e la fede nuziale, spesso a seguito di una lunga convivenza, con o senza figli. Il tempo di ieri, quindi, pare infrangersi sulle pareti di roccia di un nucleo familiare già stabile di per sé. «Su 100 ragazze convolate a nozze, – spiega Stefania – solo 5 sono quelle che non convivono con i rispettivi futuri mariti». La campagna recente del Fertily Day, insomma, bistrattata sui social ed accorpata ad un plenilunio degli anni ’50, non ha fermato l’immortale sogno in bianco. O a colori.

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IMG_7425«L’abito bianco, soprattutto quello classico in pizzo, fa ancora parte, oggi, del bagaglio di vita della donna 2.0. Anzi, per dirla tutta, la tendenza dei matrimoni, a mio avviso, sta aumentando rispetto a prima, puntando però di più, magari, sul rito civile. In un anno, in media seguo all’incirca 150 matrimoni, occupandomi in tutto e per tutto dell’immagine finale della sposa. La perfezione, a mio avviso, è un tuffo nel cuore delle emozioni, la lacrima giusta al momento giusto che riga la piega di un sorriso. Lo scorso anno, una sposa tutta vestita di nero col pizzo bianco, di nome Sara Martinelli, ad esempio, a L’Aquila, ha creato non poco choc emozionale», afferma Stefania. Anche l’ex velina Melissa Satta, attuale moglie del calciatore Kevin Prince Boateng, ha avanzato verso l’altare stringata in un meraviglioso abito Emé, nella fiabesca cornice della sua Sardegna. «La showgirl per il rito in Chiesa, – afferma Stefania – ha voluto esibire un classico abito da sposa, semplice, ma preziosissimo, in quanto completamente ricamato a mano ed abbellito da un velo lunghissimo. Successivamente, gli altri due abiti prescelti che ha sfoggiato, hanno rimarcato di più la sua sensualità. Del terzo, ancora non abbiamo ricevuto le foto in esclusiva, ma del secondo abito si è avuta immediatamente la parvenza del fashion».IMG_7697

 

IMG_8425Il gusto della sposa di oggi è un bouquet di sensazioni diverse. L’abito da sposa acquistato, infatti, dipende molto da ciò che la donna fa nella vita, dal suo approccio con il mondo e dalla gestualità che il mondo stesso adotta con lei. «L’originalità si aggancia alle passioni. – esprime Stefania – Ad esempio, l’abito multicolor di Emé che potete osservare in foto, è stato indossato da una batterista rock. La base della ‘torta’ resta la tradizionalità, declinata principalmente con pizzo, gonna di tulle o velo bordato anch’esso di pizzo, senza lasciar da parte, però, le new entry, come le nudità, prima fra tutte la schiena scoperta; l’importante, alla fine dei giochi, infatti, è non far pronunciare mai dagli invitati la classica espressione: ‘sì, la sposa è bella, ma…’. Quel ma, noi di Emé, tentiamo di ammortizzarlo con tutti gli accorgimenti possibili. Una sposa, il giorno del suo matrimonio, deve illuminare la platea, accenderla alla pari di una lampadina senza risparmio energetico, anche se indossasse un abito completamente nero. La moda, in fondo, è un’arte a parte, difficile da annusare fino in fondo». Quando si consegna un abito da sposa ad una futura sposa, assieme ad esso, si danno anche le gemme di grano di un giorno che deve nascere ancora, di un’alba che, vuoi o non vuoi, deve ancora spuntare. Ogni donna in bianco, in fondo, si rispecchierà solo ed esclusivamente in quello strascico di seta fatto a quel modo e solo a quel modo, poiché ogni sposa è unica e tutte le spose sono uguali tra di loro, nella loro indimenticabile bellezza eterea. L’amore è come una clessidra vuota, senza sabbia: ogni parola, ogni gesto d’affetto o carezza illibata, diventa un granello, utile a riempire il recipiente di vetro smerigliato.

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