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Si riprende a soccorrere alle pendici del Gran Sasso: squadre dal Piemonte, dalla Lombardia e dal Veneto

Con le prime luci dell’alba sono riprese a pieno regime le operazioni di soccorso dei dispersi dell’hotel Rigopiano, a Farindola, intrappolati sotto la frana che ha travolto il resort alle pendici del Gran Sasso.

Dopo essere andate avanti per tutta la notte, seppure con numeri ridotti per il venir meno delle condizioni di sicurezza degli stessi soccorritori, da questa mattina uomini e mezzi dell’imponente macchina dei soccorsi si sono rimessi subito in moto per scavare sotto le macerie dell’hotel, con l’ausilio di mezzi aerei, in volo per controllare i rischi di altri movimenti di neve.

Mentre le ruspe continuano a scavare verso il luogo del disastro, per aprire totalmente la nuova via di comunicazione al resort. Sul posto anche squadre del soccorso alpino giunte da Piemonte, Lombardia e Veneto.

L’ARCIVESCOVO DI PESCARA: «CHIEDO PREGHIERE PER LE VITTIME DELLA SLAVINA» – «Prego e chiedo preghiere per le vittime della slavina, per i loro famigliari, per i dispersi, per i soccorritori, per i volontari e per tutti quelli che si prodigano ad aiutare chi, in questo momento, è in difficoltà». Sono queste le parole di monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, mentre segue con ansia e dolore gli aggiornamenti sull’hotel di Farindola, nel territorio della diocesi, e, insieme alla Caritas, continua a mettersi in ascolto delle esigenze della sua gente ancora attanagliata in casa dalla neve e dalla mancanza di elettricità, per l’attivazione di reti di solidarietà.

«E’ una tragedia – continua il presule – perché la morte è sempre una tragedia, ancor più quando arriva improvvisa, inaspettata. La morte, così come la sofferenza, è un mistero che possiamo affrontare nel silenzio, o tra le grida, che possiamo fronteggiare con rabbia, e che siamo costretti ad accettare o ad accogliere con fede. E’ un mistero, però, anche la vita, che entra spesso con gioia nella nostra storia; sono un mistero tante situazioni che si perpetuano nella nostra esistenza e fanno meraviglia. E’ sul mistero che accogliamo che dobbiamo puntare il nostro sguardo e il nostro cuore per trovare la forza di abbracciare anche il mistero che ci fa dolore».

Per l’occasione l’arcivescovo chiede ai suoi parroci la celebrazione della messa con la colletta in tempo di terremoto e invita a continuare con le reti di aiuto che si stanno attivando spontaneamente. «E’ doveroso ringraziare i soccorritori – afferma l’arcivescovo – i volontari e coloro che in questi giorni stanno facendo di tutto per risolvere le difficoltà della nostra gente, ma e’ anche giusto notare come, in queste situazioni si attivino reti amicali e famigliari di aiuto reciproco che riempiono di carità la nostra fragile umanità». E’ un messaggio di speranza quello che l’arcivescovo vuole lanciare, poggiato sull’esperienza di tanti che nella difficoltà riescono a leggere anche segni positivi: «Avere speranza – conclude monsignor Valentinetti – vuol dire saper porgere lo sguardo sulle situazioni positive – seppur minori delle disgrazie – che si realizzano anche nei momenti più bui. E’ solo un esempio, ma possono aiutarci le parole di un parroco, bloccato in paese con la sua gente, che rispondeva al nostro tentativo di metterci in contatto con lui, cosi’: ‘Metri di neve e al quarto giorno senza energia elettrica. I telefoni funzionano solo per brevi tratti. Ai tanti disagi, però, corrisponde tantissima solidarietà. Questa esperienza che penso sia un po’ di tutti, ci dia forza e coraggio».

Fonte: Agi

Foto di: MeteoWeb

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