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Santa Croce: sequestrati beni per 20 milioni a Camillo Colella

Questa mattina i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di L’Aquila hanno eseguito un’ordinanza di misura cautelare reale pari a circa 20 milioni di euro emessa dal Tribunale di L’Aquila nei confronti di Camillo Colella, 56 anni, legale rappresentante della Santa Croce, società di rilievo nazionale operante nel settore della commercializzazione di acque. Con il sequestro viene ripristinata la misura cautelare, pari ad euro 13 milioni circa, già eseguita, su richiesta della Procura della Repubblica di Avezzano, nei confronti dell’uomo lo scorso 4 novembre 2016 ma che, per meri vizi procedurali sollevati dalla difesa dell’indagato, il Tribunale del riesame dell’Aquila aveva dichiarato, il successivo 23 novembre, inefficace. Il locale Tribunale quindi, in accoglimento dell’appello proposto dalla Procura della Repubblica di Avezzano, ha ripristinato l’originario vincolo cautelare disponendo, con apposita ordinanza, il sequestro per un ammontare pari a 20 milioni, comprensivo di sanzioni ed interessi nel frattempo maturati. La misura cautelare – spiega la Finanza – trae origine da una complessa attività di polizia giudiziaria sviluppatasi attraverso articolate investigazioni economico-finanziarie svolte dai finanzieri del locale Nucleo di Polizia Tributaria e sfociate nell’autunno scorso nell’accertamento di rilevanti importi, per circa 9 milioni di euro, sottratti al pagamento dell’imposta sul valore aggiunto e delle imposte sui redditi (Ires, Irap, ritenute alla fonte) relative agli anni dal 2008 al 2013. Con riferimento a tali omissioni il patron della santa Croce era stato deferito all’Autorità Giudiziaria di Avezzano per una serie di reati fiscali (artt. 10 bis, 10 ter e 10 quater del D.Lgs. 74/2000). Sulla scorta di ulteriori approfondimenti investigativi appositamente concordati con gli inquirenti, le attività d’indagine sono state estese all’accertamento di tutte le posizioni debitorie della società nei confronti del Fisco, anche in considerazione delle risultanze di pregresse attività ispettive svolte nei suoi confronti da parte della Direzione Regionale Abruzzo e della Direzione Provinciale di L’Aquila dell’Agenzia delle Entrate. Tale attività, eseguita dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di L’Aquila congiuntamente a personale dell’Agenzia delle Entrate, ha portato alla luce ulteriore materia imponibile che ha fatto lievitare le imposte dovute ma non versate a circa 13 milioni di euro. Importo, questo, sottratto al versamento delle imposte attraverso insidiose ed artificiose manovre di dissimulazione, prontamente intercettate e compiutamente ricostruite dai finanzieri. Tali operazioni dissimulatorie, attentamente pianificate e puntualmente realizzate dall’indagato con il fine precipuo di rendere inefficaci le procedure di riscossione coattiva promosse da Equitalia – spiega la Finanza – consistevano principalmente nell’effettuazione di finanziamenti infragruppo infruttiferi per importi considerevoli. Tali evidenze investigative hanno quindi determinato l’Autorità giudiziaria di Avezzano a richiedere ed ottenere la misura cautelare già eseguita nel mese di novembre dello scorso anno ed ora, a seguito della decisione del locale Tribunale, definitivamente ripristinata.

 

 

Fonte AGI

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