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Sacro Cuore Avezzano: lo sfogo delle mamme

Nessun progetto pronto, almeno a detta delle suore. Allora perché non permettere ai bambini di concludere il ciclo? Le mamme e i papà non voglio digerire forzatamente la notizia, preannunciata, della chiusura della loro scuola. "Ci sono battaglie che, forse, sono battaglie perse. Ora vi racconto come è andata".

Una mamma nonché membro del Consiglio di Istituto del Sacro Cuore di Avezzano, scuola paritaria dal destino sancito e segnato (chiuderà alla fine di giungo 2021, senza se e senza ma) torna, con un post pubblico sui social, a riaprire la questione, la ferita, la finestra. “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” – scrive – citando San Paolo. Genitori che non si arrendono. Nemmeno di fronte ad un No senza riserva e senza scorciatoie.

“Ci sono battaglie che forse, forse, sono battaglie perse ma non per questo sono inutili. Anzi. Io è da quando ho 14 anni che lotto per le battaglie perse. Lotto per la pace e contro gli armamenti, lotto contro l’aborto, l’eutanasia, contro l’utero in affitto. Praticamente tutte battaglie perse. Ma in fondo Gesù è morto in Croce e il Vangelo mi insegna che in questo mondo tutto è capovolto. La battaglia contro la chiusura della scuola Sacro Cuore di Avezzano l’avrei fatta comunque, anche se non avessi fatto parte del Consiglio d’Istituto, per amore della verità e della giustizia. Non potevo, da cattolica, stare ferma a guardare e fare spallucce, mentre moriva l’unico presidio di libertà educativa del territorio marsicano. Da mamma, educatrice, scout, responsabile di pastorale giovanile mi sento in dovere di difendere la libertà di poter scegliere, seppure a mie spese, l’educazione cristiana delle nuove generazioni.
Ma nonostante tutto, qui ed ora, chiude una scuola e muore la libertà. Alla faccia dei bambini!
E chiude, non di certo a causa dei pochi fondi istituiti dal governo per le scuole paritarie (questa è un’altra storia ed è stata solo una delle scuse messe in campo; certo è un problema reale in Italia, ma in questo caso, non riguarda la questione dell’Istituto Sacro Cuore), ma per ordine del Consiglio Provinciale delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, nell’ambito di un ”ridisegno delle opere della congregazione” (queste le parole usate dalla consigliera provinciale, sr Paola De Venezia, durante la riunione in cui è stata data la comunicazione della chiusura). A causa di questo “ridisegno” la decisione della chiusura ci è stata imposta dall’alto, presa ai vertici della Congregazione (da chi evidentemente non conosce il valore aggiunto che quella scuola dona al territorio) e non di certo da chi invece svolge il proprio servizio e crede fermamente nella scuola di Avezzano: gli insegnanti, le suore all’interno della struttura e il preside Marco Ridolfi, che come un leone ha difeso l’istituto”. Così si legge sulla pagina Facebook di Elisabetta Marraccini, membro dl Consiglio di Istituto, che più volte è tornata a raccontare, anche di fronte alle nostre telecamere, l’ingiusta chiusura di una scuola storica per la città.

“L’improvvisa, brutale, inconcepibile e violenta comunicazione, ci è giunta, poco più di un mese fa, con un decreto ufficiale, che ne ha annunciato la chiusura totale (dal Centro Gioco alla Primaria) a partire da giugno 2021, senza la formazione a settembre 2020 della prima elementare. La battaglia è stata dura e sfiancante, mai inutile, e durerà, anche se saremo fuori dalla struttura, fino a quando non ci sarà stata detta la verità. Io mi sento presa in giro, perché io non ci credo che si possa decidere di chiudere una scuola cattolica dall’oggi al domani. Non ci credo!”, scrive.

“Amo la Chiesa, la mia Chiesa, e non sopporto che venga infangata dalle bugie.
All’inizio ci era stato detto che la chiusura era collegata soprattutto al post-pandemia. Ma sappiamo bene che la struttura di Avezzano è grandissima e può garantire tutto lo spazio previsto per il distanziamento sociale, potrebbe addirittura ospitare altri alunni e classi, per dare sostegno agli istituti scolastici pubblici di Avezzano che si trovano invece in difficoltà con gli spazi”, così si sfoga la mamma.

“Poi ci è stato detto che era un problema economico, e come Consiglio d’Istituto ci siamo messi all’opera per trovare dei possibili fondi, con l’aiuto e il sostegno della Diocesi e del Vescovo Pietro Santoro, delle Istituzioni comunali/provinciali/regionali…con i politici (grazie di cuore a tutti!) che con passione e fermezza, da destra a sinistra, ci hanno spalleggiato per portare il problema del Sacro Cuore all’attenzione dell’opinione pubblica. Giorni lunghi di telefonate, contrattazioni telefoniche, mail, comunicati stampa, riunioni, assemblee pubbliche. Pensavamo di avercela fatta e invece, l’aiuto trovato è stato respinto (in realtà le suore provinciali non hanno voluto nemmeno riceverli personalmente i politici). E’ stato imbarazzante, una delusione immensa! Ci siamo esposti in prima persona con le istituzioni, mettendoci la faccia dietro le nostre dichiarazioni e sui giornali. Ma d’un tratto non era più un motivo economico bensì “una carenza di vocazioni” all’interno della congregazione, che avrebbero invece potuto, a detta loro, far fronte alla richiesta di insegnanti per la scuola. Ma ad Avezzano, da diversi anni ormai, il corpo docenti è costituito primariamente da laici. Laici credenti, testimoni di fede”, questa la sua verità.

“Da responsabile diocesana e regionale di pastorale giovanile di Abruzzo e Molise, conosco bene l’ambiente, so benissimo che il problema delle vocazioni fra i giovani, all’interno della Chiesa cattolica, non è di certo un problema recente, ma riguarda almeno gli ultimi 10-15 anni. E poi, se le suore chiudono le loro scuole, a quali giovani pensano di testimoniare il Vangelo? Preziosa dovrebbe essere per un istituto religioso la Pastorale scolastica, luogo privilegiato e punto di partenza per una buona pastorale vocazionale. Abbiamo, di seguito e senza arrenderci, fatto altre proposte/richieste al Consiglio provinciale e alla madre generale: la formazione della prima elementare dati gli iscritti che adesso non sanno dove collocarsi data la situazione Covid nelle scuole della città; la continuità didattica delle classi fino ad esaurimento dei cicli; l’affitto delle aule dell’istituto alle scuole del circondario; la gestione della scuola tramite una cooperativa di insegnanti e di mamme. Tutte respinte. Le proposte sono state tutte respinte. Tutte. Ci è stato detto che si preferisce chiudere la scuola in blocco, altrimenti sarebbe stato solo un dispendio economico. Ma come? Non dicevano che “il problema non sono i soldi”? Mah!”

“Abbiamo chiesto alla Madre provinciale, Suor Leda Pieropan, se per la struttura di Avezzano ci fosse già un progetto pronto, in città si vocifera di una casa per anziani, ma la notizia ci è stata smentita. “Non esiste – ci hanno riferito – nessun progetto per la struttura di Avezzano”. E allora, mi chiedo, perché tutta questa fretta di “metterci fuori”? Se non è un problema economico e il problema delle vocazioni è un problema palesemente vecchio, perché non permettere ai bambini di concludere il ciclo scolastico fino ad esaurimento delle classi? Perché?”

Perché decidere di chiudere una scuola, quasi di nascosto, senza interpellare il preside, i docenti e chi in quella scuola ci lavora da anni? Perché chiudere senza provare a rilanciare la scuola, che è un punto d’eccellenza nel territorio? Perché chiudere senza ascoltare le voci delle madri, dei padri, delle istituzioni, della Chiesa locale e della città intera? Perché fare finta di niente?
Secondo me, chi ha deciso di chiudere la scuola Sacro Cuore di Avezzano, non ha le stesse priorità della Beata Clelia Merloni, fondatrice delle Apostole del Sacro Cuore di Gesù, che scriveva che “l’educazione è una delle principali opere di carità a cui si dedica l’Istituto delle Suore Apostole del S. Cuore”.
E dopo 100 anni di educazione, carisma, fede e Vangelo chiuderà una scuola dalla didattica esemplare, un fiore all’occhiello nella Marsica nel campo educativo e scolastico. Chiuderà l’unico prezioso presidio di libertà di scelta educativa che è rimasto nel nostro territorio”.

“Abbiamo fatto tutto il possibile e l’impossibile per evitarlo, è stata una “buona battaglia”. Forse l’abbiamo persa, ma questo non conta, e di certo, non è stata inutile!”.

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