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Opposizione in Regione: “Attività aquilane senza sostegni”

Consiglieri Scoccia, Pietrucci e Di Benedetto: "Potranno beneficiarne soprattutto le aziende dell’area Chieti-Pescara col risultato di soddisfare una microscopica parte delle domande che arriveranno"

“Molte attività economiche della provincia dell’Aquila hanno subìto oggi un ulteriore sfregio dalla destra che governa la Regione: un emendamento di Sospiri e D’Incecco, infatti, modificando il titolo del PdL 187/2021 ha escluso le piccole aziende del nostro territorio da possibili benefici e ristori”.

È quanto si legge in una nota i consiglieri regionali di opposizione Marianna Scoccia, Pierpaolo Pietrucci e Americo Di Benedetto.

“Il PdL prevedeva un fondo di 10milioni di euro per sostegni alle imprese della ristorazione e alle strutture ricettivo-turistico-alberghiere, le più penalizzate dall’emergenza sanitaria”, aggiungono.

“Le risorse – ancora da riprogrammare per la verità – verranno gestite dalla FIRA, la Finanziaria regionale, con una serie di misure: prestiti agevolati, ricapitalizzazioni, piccoli contributi a fondo perduto e un fondo di garanzia per l’accesso al credito. Queste misure, previste inizialmente per le imprese del settore ricettivo-turistico-alberghiero, sono state estese a tutte le imprese che hanno subìto restrizioni previste per le zone rosse per effetto delle Ordinanze del Presidente della Regione”.

Così potranno beneficiarne soprattutto le aziende dell’area Chieti-Pescara col risultato di soddisfare una microscopica parte delle domande che arriveranno. Come è già successo coi precedenti provvedimenti del Cura Abruzzo 1 e 2, la stragrande maggioranza degli aventi diritto resterà senza un euro. E soprattutto si discriminano città e territori ugualmente colpiti – sottolineano i consiglieri – Ai primi di novembre scorso era stato lanciato un allarme accorato per chiedere di classificare L’Aquila Zona rossa e di attivare la didattica a distanza nelle scuole medie, vista la crescita inesorabile dei contagi (arrivammo al picco di 400 al giorno), le situazioni agghiaccianti che si registravano all’ospedale di Avezzano o al San Salvatore e il rischio di un collasso sanitario. In quelle ore l’Abruzzo entrava nella fascia arancione ed era giusto prevedere una ulteriore diversificazione delle aree a rischio”.

“Quell’allarme fu ignorato e ne abbiamo pagato tristi conseguenze. Così come fu trascurata la successiva escalation di contagi sulla costa che poi è costata amaramente all’intero Abruzzo. E quando a Pescara si istituì la Zona rossa il picco dei contagi era di 300 al giorno – concludono – Una differenza, rispetto all’Aquila, davvero assurda. Insomma oggi si sono sommate l’incapacità a gestire la pandemia e l’ingiustizia nel garantire i ristori”.

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