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Omicidio Jennifer Sterlecchini, conclusa l’udienza preliminare: «Fiduciosi nella giustizia»

«Siamo fiduciosi che alla fine l’imputato otterrà la giusta punizione. In aula c’è stato un clima molto sereno, soprattutto grazie ai familiari di Jennifer che hanno tenuto un comportamento estremamente composto». Così l’avvocato di parte civile Rossella Gasbarri, che rappresenta Fabiola Bacci, madre di Jennifer Sterlecchini, al temine dell’udienza a carico di Davide Troilo, il 33enne accusato di omicidio volontario pluriaggravato (futili motivi e premeditazione) per avere ucciso a coltellate, il 2 dicembre scorso, la sua ex fidanzata Jennifer Sterlecchini di 26 anni, mentre lei stava lasciando per sempre l’abitazione che avevano condiviso in via Acquatorbida a Pescara. Dello stesso avviso Roberto Serino, avvocato di parte civile che rappresenta Jonathan Sterlecchini, fratello di Jennifer.

«Sia noi che i familiari – ha detto Serino – abbiamo la massima fiducia nella giustizia». Da parte sua l’avvocato Giancarlo De Marco, difensore di Davide Troilo, ha sostenuto che «sarebbe un’ingiustizia se il mio assistito prendesse 30 anni, in quanto non sussistono le aggravanti che gli vengono contestate». De Marco inoltre ha sottolineato che «la perizia di parte evidenzia come Troilo fosse solo parzialmente capace di intendere e di volere nel momento dell’omicidio, per una lunga serie di cause legata ad una personalità particolare». Il difensore dell’imputato ha poi spiegato perché si è opposto alle richieste di costituzione di parte civile del Comune di Pescara, della Regione Abruzzo e dell’associazione Ananke. Richieste accolte invece dal gup Nicola Colantonio. «Mi sono opposto in quanto la Regione ha presentato delle argomentazioni molto generiche legate ad un presunto danno d’immagine, come pure il Comune, la cui richiesta sarebbe stata plausibile se almeno avesse messo in campo delle particolari politiche contro la violenza sulle donne. Per quanto riguarda la richiesta dell’associazione Ananke, innanzitutto non si tratta di femminicidio, in quanto in precedenza non c’erano mai stati maltrattamenti o violenze, e dunque non è un delitto di quella tipologia».

«Mi aspetto una sentenza giusta e umana – ha commentato a margine dell’udienza Filomena Paolini, nonna di Jennifer – questa sentenza per me assume un doppio significato: rispetto a quello che Jennifer ha dovuto soffrire, ma anche un segnale per tutte quelle persone che pensano di poter fare le cose senza avere la pena giusta. Voglio che il giudice pensi se fosse stata sua figlia, dopo averla cresciuta fino a 26 anni. Non mi fa nessun effetto sapere che Troilo è a pochi metri da me. Mi fa rabbia. Vorrei sapere perché l’ha fatto, ma so già che non ci sono risposte a questa domanda e che lui non potrà mai darcele».

Fonte AGI

Foto di Il Pescara

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