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Mondiali di Parasnowboard in Canada, l’Italia addenta il bronzo con lo show ‘diversamente abile’ di Jacopo Luchini

La bellezza pura della vita, quasi mai, si misura in termini di peso specifico delle varie medaglie conquistate. Questo perché la vita è bella di per sé ed ha effettivamente bisogno di altro, come di un bacio d’amore sulla bocca o di una pacca d’affetto sulla schiena quando si inspira solo sconforto, per brandire metafisici trofei di metallo. Ci sono delle volte, però, in cui il dente che addenta l’ovale freddo della medaglia serve per capire che l’uguaglianza, lo stesso livello, la parità vincono quando perde la visione della vita con i paraocchi. Il bronzo, questa volta, pesa quanto l’oro. Jacopo Luchini è, infatti, l’atleta che ha firmato, negli ultimi Mondiali di Parasnowboard di Big White, svoltisi domenica 5 febbraio scorso, l’impresa italiana ed abruzzese eccezionale dello sport adatto a tutti e per tutti.

In Canada, i Mondiali di Parasnowboard hanno visto già primeggiare la Nazionale atletica italiana. Jacopo Luchini, sportivo di lunga esperienza, ha addentato il bronzo nel cross della categoria Upper Limb, ossia degli atleti con disabilità agli arti superiori. Lui, infatti, toscano di appena ventisette anni, tesserato con lo Sci Club Paralimpic Fanano, è stato attratto da questo mondo innevato, soltanto nel marzo del 2015, prendendo parte ai Campionati Italiani di Folgaria, ma ha già testimoniato innumerevoli volte di possedere la stoffa del campione diversamente abile. Per fare sport sreiamente, occorre avere al posto giusto non le solite parti del corpo, ma le abili parti del cervello.

La sua seconda stagione sportiva è stata già forgiata dal suo stesso nome. Dietro di lui, l’alchimia dello staff che lo supporta, dal responsabile tecnico Igor Confortin all’uomo delle tavole Ugo Orsanelli, dal mental coach Jacopo Piccardi al fisioterapista abruzzese dell’Ini di Canistro Paolo Di Pietro, per arrivare poi a tutto il clan azzurro.

Luchini ha messo KO, in primis, lo statunitense Michael Spivey agli ottavi di finale e poi l’australiano Simon Patmore ai quarti, venendo, però, battuto in semifinale dal francese Maxime Montaggioni16558376_10208514348160329_332343626_n«Una medaglia di bronzo tanto inaspettata quanto bella. Le fitte nevicate sulla pista hanno cambiato le sue condizioni, rallentandola parecchio e livellando tutta la gara. – racconta il responsabile azzurro, Igor Confortin – In qualifica, abbiamo faticato più del previsto con il quarto posto di Manuel (Pozzerle), il sesto di Jacopo (Luchini), il nono di Roberto (Cavicchi) e l’undicesimo di Paolo (Priolo). Nelle finali, invece, Manuel e Jacopo hanno passato il turno in scioltezza. Ai quarti, c’è stata una manovra dubbia del rider britannico, ma il ricorso non è stato accettato. Jacopo, invece, ha eliminato l’australiano che aveva realizzato il secondo miglior tempo delle qualifiche e si è trovato nel testa a testa con Montaggioni. Purtroppo, Jacopo non è partito bene, incappando in una caduta, ma poi, nella finale per il bronzo, è andato alla grande, infilando il britannico con un sorpasso magistrale. Per chiudere, aggiungo che meglio di così non poteva fare nemmeno Giuseppe (Comunale) tra i Lower Limb 1, che se l’è vista subito con un avversario proibitivo».

16507487_10208514362160679_2114434691_nEmozione briosa, invece, nelle parole del presidente della Fisip, Tiziana Nasi, che afferma: «Sono particolarmente contenta perché vuol dire che il lavoro fatto dai tecnici su di un ragazzo giovane e di grande prospettive come questo, sta dando i suoi primi frutti. ‘Jacopino’, come lo chiamiamo noi, ha fatto grandi miglioramenti nella tecnica di ‘surfata’ e, dal punto di vista della maturità mentale, sta divenendo, man mano, ‘Jacopone’. Dopo Giacomo e Fabrizio nello sci, quindi, un altro nostro atleta fa il suo ingresso con dignità nel club paralimpico: un buon viatico per Pyeongchang. Anche il resto della squadra ha dimostrato di essere molto competitivo; siamo fiduciosi anche per la prossima gara».

Il 7 febbraio, c’è stato il secondo ed ultimo appuntamento iridato con la gara del banked slalom. «Siamo riusciti con tutto lo staff a rimettere questo atleta a nuovo dopo un piccolo infortunio durante la Coppa del Mondo a Lake Tahoe in California e ci ha davvero stupiti per il risultato ottenuto. – afferma orgoglioso il fisioterapista, operativo anche a Canistro, Paolo Di Pietro – Sono felicissimo per Jacopo: essendo il più giovane in squadra, è anche il nostro punto di partenza per il futuro». L’Abruzzo dello sport preparato fisicamente e mentalmente, quindi, è giunto fino in Canada per far sognare ad alta quota, anche senza l’uso ‘consono’ delle mani e delle gambe. Paolo Di Pietro, ‘enzima’ sportivo nello staff degli atleti azzurri con disabilità, è un fisioterapista della Clinica Ini di Canistro ed ha sempre guardato in faccia ai sogni per quello che essi sono veramente, ossia semplici tentativi di cambiare la realtà delle cose; una realtà che non ha fisionomie ben precise, ma solo angoli di cielo troppo grandi da conquistare ed angoli di terra troppo stretti su cui camminare.

Il ‘diverso’, in fondo, è un concetto che non fa parte dello sport.

Qui, i sogni si misurano in sensazioni sulla pelle delle emozioni, le quali sono davvero della stessa misura per tutti.

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