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LFoundry, “il rischio di perdere il treno”

FIOM-CGIL Provincia dell'Aquila su LFoundry

LFoundry. Fiom: «Piano insufficiente che chiede nuovi sacrifici ai lavoratori»

Nelle ultime settimane, la stampa, non solo quella specializzata, si sta occupando del problema della carenza di dispositivi elettronici a semiconduttore per impieghi automotive. Questo fenomeno, infatti, ha comportato il fermo di diverse linee di produzione in varie aziende nel mondo in quanto, oramai, sulle automobili, di questi dispositivi (sensori/processori ecc), ne vengono impiegati a centinaia. I produttori in giro per il mondo hanno reagito nel modo più ovvio, accelerando laddove già in essere o partendo da zero, in entrambi i casi con lo stesso obiettivo: aumentare o acquisire del tutto capacità produttiva in breve tempo, possibilmente in casa.

Quasi quotidianamente si legge di operazioni che stanno cambiando gli equilibri e che vedono anche inaspettate intese.

Il rinnovato interesse verso il settore della microelettronica e la riscoperta delle caratteristiche di questo mondo produttivo hanno fatto balzare agli occhi di tutti quanto importante e strategico per un Paese possa essere avere un produttore in casa (ricordate il golden power invocato dal Draghi per mantenere la proprietà italiana di una piccola azienda che orbita nel settore?).

È con queste premesse che torniamo a sottolineare la criticità della nostra situazione: destinati ad uscire dal mercato automotive con prodotti di pregio per entrare in quello generale di dispositivi la cui penetrazione nel mercato si gioca esclusivamente sui costi di produzione.

Fuori dalle operazioni di rafforzamento produttivo e di innovazione che stanno avvenendo intorno a noi, con un assetto societario fluido, il nostro stabilimento, lo diciamo da anni, è trasparente anche per la politica e le istituzioni, al punto che quando si parla di microelettronica in Italia ci si riferisce solo ed esclusivamente ad STM.
Alla luce degli strumenti a disposizione e invocando la strategicità del settore in cui lo stabilimento di Avezzano opera, riteniamo che ci siano tutte le condizioni affinché anche questa realtà debba essere presa sotto l’ala protettrice dello Stato, soprattutto allo scopo di conservare i numeri e le professionalità che, in questi ultimi mesi in particolare, stanno lasciando il sito marsicano senza alcun tentativo della proprietà di trattenerle.
A questo punto ci chiediamo quanto possa essere sano un piano per il futuro che a fronte di una continua perdita di competenze non vede integrazioni/rimpiazzi e perché non si stiano sfruttando gli strumenti economico-finanziari che mai come oggi sono a disposizione del settore specifico.
In un mondo che viaggia e compra ferrari noi produrremo ape cross.

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