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L’Aquila, ricordo e memoria tra polemiche e commozione

Opposizione: "Polemiche per mancanza bon ton dell'amministrazione"

“Resta l’amarezza di una giornata che avrebbe dovuto vedere la città riunita intorno alla seppur tardiva apertura del Parco e che invece sarà ricordata per una frattura insanabile proprio con chi porta sulla spalle il peso maggiore della storia; una giornata senza passione, consumata nella freddezza di un evento gestito purtroppo molto male”.

Così Paolo Romano, capogruppo Italia Viva in Consiglio comunale all’Aquila, a margine della cerimonia di inaugurazione del Parco della Memoria, spazio dedicato alle 309 vittime del sisma del 6 aprile 2009.

Una giornata preceduta da polemiche e scontri, non solo politici, per alcuni “problemi” di comunicazione tra l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pierluigi Biondi e i familiari delle vittime.

Tra chi ha dichiarato di non essere stato invitato e chi ha sottolineato un estremo “ritardo” di comunicazione, probabilmente per assicurare la presenza del premier Mario Draghi e del ministro Mara Carfagna, la cerimonia si è svolta in una clima di commozione e amaro insieme.

Un connubio di emozioni difficili da spiegare per la comunità aquilana che comunque si è stretta nel ricordo e nella memoria dei ragazzi, dei padri, delle madri, dei figli e degli amici scomparsi nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009.

“Ho partecipato alla cerimonia di inaugurazione del Parco della Memoria per il profondo senso delle istituzioni che nutro e per la gratitudine della presenza dello Stato in una giornata di raccoglimento e commemorazione. Purtroppo la discutibile gestione degli eventi istituzionali che questa amministrazione ha dimostrato anche in altre occasioni è riuscita a intaccare persino uno dei pochi tessuti sociali ancora coesi in città, quello dei parenti delle vittime; molti fra loro sono stati costretti, infatti, a rinunciare alla presenza di oggi per un’offesa tanto evidente quanto intima e insindacabile”, spiega.

“Il primo cittadino, occupato da sempre ad allestire scenografie personali, ha rivelato una volta si più la sua inadeguatezza; prova ne è stata l’autoincensamento su come abbia gestito la questione precari e quella della ricostruzione scolastica nel discorso tenuto davanti al premier. Stonature imperdonabili dettate da ataviche insicurezze di ruolo. Anche la scelta di esporre su Piazzale Paoli l’insegna dell’Ufficio Speciale della Ricostruzione vicino a quella del Comune stonava parecchio, almeno quanto stonava quella firma ‘simbolica’ che Draghi e Carfagna avrebbero dovuto apporre sul cosiddetto ultimo avvio del procedimento per la ricostruzione privata”, aggiunge Romano.

“Sono rinfrancato che anche grazie alle perplessità che ho sollevato si sia deciso di evitare quel momento inopportuno e fallace. Fallace nel metodo, nel merito e nelle tempistiche, perché la ricostruzione privata non è affatto conclusa e le frazioni ne sono una prova dolorosa, perché in USRA c’è un cesto pieno di avvii di procedimento, perché comunque la scadenza ultima a presentare domanda è fissata al 30 settembre, non certo oggi e perché oggi avrebbe dovuto essere solo una giornata di raccoglimento e ricordo – conclude – Sarebbe stato un inutile atto di sciocca vanteria abusare della cordialità della Presidenza del Consiglio che, in tutta evidenza, ha poi compreso la situazione e ritenuto di dover sopprimere dall’agenda quel momento”.

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