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L’abruzzese fuori sede scrive alla Crusca: “Adottare Intoscibile”

L'Abruzzese fuori sede, Gino Bucci per chi non lo conoscesse, ne firma un'altra delle sue. Scrive direttamente agli accademici della Crusca: "Una sola parola da me creata, l’unica mia creazione di un certo valore, è 'intoscibile'. Di uso regionale, adottiamola: è meglio di petaloso".

L’Abruzzese fuori sede assomiglia, oramai, a un grande e magnifico megafono social di tutto ciò che è e che potrebbe rappresentare l’Abruzzo in termini non solo pittoreschi, ma anche identitari. Il canale Facebook autografato da Gino Bucci – con più di 195 mila followers accreditati – lancia la provocazione. Insomma: ne combina un’altra delle sue, che ha già trovato diversi accoliti tra il popolo degli internauti; 3200 pollici all’insù per la nuova proposta, che fa sempre rima con Abruzzo, forte, gentile, maestoso e anche un po’ matto.

L’autore scrive direttamente agli accademici della Crusca per far inserire un neologismo, ovviamente made in Abruzzo, nel vocabolario della lingua italiana: “Intoscibile deriva da ‘Nzi tosce’, ‘non si tossisce’, cioè non ci sta altro da dire, statte zitte mo” E aggiunge: “E’ pure meglio di petaloso”.

Di seguito la lettera integrale:

Cari accademici,

questa mia lettera potrebbe sembrarvi una pazzità, ma vi invito ad andare oltre le apparenze, vi scrivo con il cuore al centro della cavità toracica.

L’Abruzzo è una regione dell’Italia, bagnata dal Mare Adriatico, barbabietola da zucchero e industrie siderurgiche. Si parlano vari dialetti, in Abruzzo: due grosse aree dialettali, poi le varie parlate, non stiamo tanto a sottilizzare.

Ebbene, nel corso degli anni, nella mia attività di postautore (autore di post), ho attinto a piene mani dai dialetti abruzzesi, ho italianizzato il dialetto, ho dialettizzato l’italiano. Anche in maniera orribile, sovente, non stiamo parlando di qualità.

Stiamo parlando di una parola che si è ormai imposta all’attenzione, nonché all’uso, regionale e non solo.

Una sola parola da me creata, l’unica mia creazione di un certo valore; assolutamente ben formata, morfologicamente soddisfacente: “INTOSCIBILE”.

Aggettivo, con possibilità di formare l’avverbio “INTOSCIBILMENTE”.

Cari accademici, so che per voi il concetto di “uso” in questi casi è fondamentale: vi invito dunque a cercare sul web, Facebook, Twitter, Instagram, a tutte le vie questa parola.

Vi invito a chiedere alle persone.

Troverete dei riscontri intoscibili. Finanche sulla carta stampata: parlo di un libro che uscirà a breve (non mio), parlo di alcuni articoli (miei), parlo addirittura di una “Guida de La Repubblica”.

“Intoscibile” c’è, non possiamo più negarlo.

La gente ormai la usa, ha sfondato. Il perché è presto detto.

“Intoscibile” deriva da “Nzi tosce”, “non si tossisce”, cioè non ci sta altro da dire, statte zitte mo.

All’italiano manca una parola così.

“Indiscutibile” fa ridere dai.

“Incontrovertibile” peggio mi sento.

“Insindacabile” è brutta proprio.

“Inconfutabile” è soft.

“Inappellabile” e “incontestabile” non hanno la giusta sfumatura di senso.

“Intoscibile” vuole dire che non puoi manco tossire: fa paura, ponderosa e poderosa.

“Intoscibile” serve al dizionario italiano.

“Intoscibile” è una parola migliore di “petaloso”: intoscibilmente.

Carissimi, un saluto al vostro Presidente onorario Francesco Sabatini da Pescocostanzo (AQ).

Grazie per l’attenzione,

in attesa di un riscontro possibilmente intoscibile.

Gino Bucci

L’Abruzzese fuori sede.

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