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“Ininfluenti misure Regione per contrastare disoccupazione e povertà”

Padovani (PSI): "Affrontare la questione sociale"

Le misure di contenimento della pandemia (lockdown) e la campagna vaccinale stanno dando i loro effetti. Il rallentamento della pandemia è evidente, le riaperture permettono una ripresa dell’economia e della vita sociale, pure si diffonde un cauto ottimismo anche se restano tante incognite a partire dalle molte ed aggressive varianti del virus. Ma se da un lato la situazione migliora, dall’altro scontiamo proprio in questi mesi il prolungato fermo dell’economia. La Cassa Integrazione nel 2020 è cresciuta vertiginosamente, i posti di lavoro persi in Abruzzo sono oltre 10mila, il Prodotto Interno Lordo regionale è sceso nel 2020 più della media nazionale.
L’Abruzzo era una regione già fragile prima della pandemia e le conseguenze della ulteriore caduta del reddito, dell’occupazione e dei consumi è una soltanto: il netto aumento del numero dei poveri. La politica governante non vuole o non sembra rendersi conto che la situazione sociale è semplicemente drammatica a causa della crescita verticale della povertà. Molte regioni, come il Lazio o l’Emilia Romagna, hanno risposto con misure specifiche di contrasto all’impoverimento di intere fasce di popolazione, mentre la Giunta Marsilio ha dimostrato anche in questo caso insufficienza ed inefficacia nelle azioni poste in essere oltre ad una incredibile sottovalutazione di quella che è ormai “questione sociale”.
La pandemia ha gettato nella disperazione migliaia di famiglie. Secondo analisi accreditate un quarto dei nostri concittadini ha gravi o gravissime difficoltà a tirare avanti, ha dato fondo ai pochi risparmi accumulati ed ha problemi economici, in asfissia di contante per pagare affitti, mutui, bollette, spese mediche e rette scolastiche. Aumentano ogni giorno le famiglie sul sottile confine che fa la differenza tra il tirare avanti ed il baratro della disperazione. Moltissimi commercianti e partite IVA in crisi di liquidità hanno dovuto bussare alle porte degli usurai, entrando in un angosciante vicolo senza via di uscita. Il virus ha fatto saltare equilibri già compromessi per gli anziani soli, per i precari, per i lavoratori in nero il cui dramma non viene neppure registrato dalle statistiche, per moltissimi lavoratori autonomi, per i 50enni espulsi dal lavoro, per i giovani ormai più che trentenni che non hanno mai veramente lavorato. Si è creata una inedita frattura sociale tra i garantiti a stipendio fisso e chi il lavoro deve invece inventarselo ogni giorno.
Nostri concittadini che già faticavano prima della pandemia e che ora non ce la fanno più. Gente disperata che tira a campare, cammina su un filo sospeso nel vuoto. Basta una malattia, un imprevisto, una spesa aggiuntiva, e cade. Quasi nessuno si occupa di loro, se non le associazioni di assistenza e volontariato che svolgono un’azione grandiosa e meritoria intervenendo là dove la politica governante è assente o fa finta di niente.

Sappiamo bene che l’unico rimedio duraturo alla povertà è lo sviluppo che porta lavoro, ma non si possono attendere gli effetti positivi del Piano Nazionale di Rilancio e Resilienza (PNRR) che si vedranno solo tra un anno. Invece di mettere in campo iniziative strampalate di marketing territoriale e di creare staff elefantiaci, la Regione avrebbe dovuto e deve affrontare con urgenza il dramma del crescente disagio con misure mirate e selettive di sostegno, per garantire a tutti la soglia minima del vivere dignitosamente. E’ il momento di fare assistenza ma pure di creare lavoro vero. Molte analisi economiche sottolineano come sarebbe sufficiente sbloccare rapidamente le opere pubbliche già finanziate per dare un sollievo immediato all’economia regionale. E’ chiaro che occorre prendere provvedimenti seri di sostegno alle famiglie e rilanciare i consumi perchè il quadro complessivo, al di là sulla ripresa prevista dalla metà 2021, è quello di una regione strozzata dalla recessione…ma forse il motto di Marsilio è “campa cavallo che l’erba cresce…”.

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