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Crisi da Covid-19, “Il mio progetto per la Terapia Intensiva all’Aquila”

Il dottor Marinangeli: "La città dell'Aquila merita una Terapia Intensiva con caratteristiche diverse. Ho presentato un progetto".

“La situazione che stiamo vivendo e la commovente generosità di enti, istituzioni, e singoli cittadini, che si è espressa in mille modi diversi, mi ha portato a fare riflessioni importanti riguardo le modalità di impiego dei fondi che stiamo raccogliendo”, queste sono le lucide parole espresse dal responsabile sanitario del G8 dell’Aquila, ora diventato Covid Hopsital, il professor Franco Marinangeli. Franco Marinangeli è l’attuale primario del reparto di Rianimazione.

“Alcuni di essi li stiamo impiegando per spese necessarie per il Covid Hospital G8, in cui stiamo lavorando incessantemente e con il massimo impegno, come promesso. Ma è necessario anche pensare al futuro, e comprendere i limiti, e quindi la necessità di ristrutturazione e potenziamento, della Terapia Intensiva dell’Ospedale San Salvatore dell’Aquila “Giovanni Leonardis”, non adeguata a “resistere” alle maxiemergenze come quella che stiamo vivendo, ma neanche, a mio avviso, a sostenere i cambiamenti della medicina moderna. La città dell’Aquila necessita e merita una Terapia Intensiva con caratteristiche molto diverse da quelle attuali. Per questo ho presentato un progetto molto ben strutturato che sottopongo alla vostra attenzione”, spiega il medico.

Immagino un reparto di altissimo livello tecnologico e organizzativo finanziato interamente da cittadini e imprese, “simbolicamente” costruito dai cittadini per i cittadini. Mi piacerebbe definire un comitato di garanzia, costituito dai rappresentanti dei principali finanziatori e dal tribunale dei diritti del malato, che possa gestire direttamente i finanziamenti che riusciremo a ottenere per fare le giuste scelte e per seguire l’esecuzione dei lavori. Ovviamente tutto questo nella massima trasparenza, utilizzando il sito dell’Associazione V.A.Do. onlus per una rendicontazione attenta e puntuale delle donazioni e delle spese effettuate. Vi rappresento di seguito il progetto, nella speranza che possa trovare la vostra approvazione”. Sicuramente, la crisi sanitaria attuale mondiale ha messo a dura prova tutte le strutture preesistenti, evidentemente non preparate ad uno choc simile e di simile portata di ricoveri.

“La pandemia da COVID-19 ha evidenziato i limiti del Sistema Sanitario Nazionale e l’importanza di un’area, quella della Terapia Intensiva e dell’area critica, che è sempre stata sconosciuta ai più, e su cui non si è investito ciò che si doveva. La storia recente ha dimostrato che “l’area intensiva” degli ospedali è fondamentale per garantire salute e “cure etiche” ai cittadini. L’ospedale San Salvatore dell’Aquila, progettato negli anni ’60, ha destinato a questa area clinica spazi assolutamente insufficienti rispetto alle necessità di un HUB provinciale e regionale, spazi che non sono stati implementati con la ristrutturazione successiva al 2009, nella fase post sisma, che è stata fatta in economia e nella necessità di una rapida riapertura dei servizi assistenziali”, afferma ancora.

“I limiti di spazi e organizzativi di questo reparto sono stati sottolineati più volte nel corso degli anni, sia in riferimento al numero di posti letto della terapia intensiva propriamente detta che ai posti letto di terapia intensiva postoperatoria. Gli 8 posti letto attuali, già insufficienti in “tempi di pace”, si sono rivelati assolutamente inadeguati a fronteggiare la “crisi coronavirus”. La tragedia che stiamo vivendo ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica il significato di “terapia intensiva”, e la sua importanza per garantire la salute ai cittadini, in special modo per le patologie di maggiore gravità. La Terapia Intensiva dell’Ospedale dell’Aquila, peraltro, è sede di una scuola di specializzazione, quella di Anestesia, Rianimazione, Terapia Intensiva e del Dolore, che è la più numerosa dell’Ateneo aquilano, ciò che rende ancor più necessaria la disponibilità di spazi adeguati per la formazione. La rete formativa della scuola, peraltro, si estende alle provincie di L’Aquila e di Teramo, e, di fatto, la scuola riesce a garantire la sostenibilità di entrambe le ASL per quanto attiene la necessità di specialisti in una branca che si è rivelata vitale per la Sanità”.

“L’obiettivo del presente progetto, per cui è necessario reperire adeguati finanziamenti, è quello di ristrutturare e ampliare l’attuale Terapia Intensiva dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila realizzando una struttura che risponda ai migliori standard esistenti, che possa garantire la gestione ottimale delle patologie di area critica per un numero di pazienti che sia almeno di 15 rispetto agli 8 attuali (11 di terapia intensiva generale e 4 per la terapia intensiva postoperatoria). Ciò garantirebbe una risposta assai più efficace dell’ospedale sia in condizioni di “pace” che in caso di maxiemergenza”.

Uno degli aspetti che dovrà essere maggiormente curato è l’umanizzazione delle cure. Nell’emergenza coronavirus è stato purtroppo impossibile per i parenti, per motivi igienico-sanitari, assistere i propri cari. I pazienti deceduti hanno vissuto i loro ultimi giorni in solitudine, e questo è stato, forse, uno degli aspetti più tristi dell’emergenza che stiamo ancora vivendo. É per questo che nella ristrutturazione della Terapia Intensiva si dovrà tenere in debita considerazione l’umanizzazione dei percorsi assistenziali, così come la problematica delle malattie infettive. Da ciò deriva un progetto che prevede, oltre un open space per 7 pazienti, anche altre due stanze singole e una a due letti a pressione negativa (per garantire il meglio in termini di sterilità per pazienti infettivi), con spazio sufficiente a ospitare un parente/caregiver. L’attuale situazione rende impossibile ai parenti assistere direttamente i propri cari ricoverati. Gli spazi e gli impianti saranno tali per cui potrà essere possibile, in caso di maxiemergenza, anche implementare il numero di pazienti assistibili con letti “aggiunti”. Un’attenzione particolare sarà data all’area colloqui (sanitari-familiari), sempre nell’ottica dell’umanizzazione delle cure, ritenendo che la comunicazione con le famiglie sia fondamentale. Ad una ristrutturazione “edilizia” si accompagnerà una totale revisione delle procedure assistenziali, che saranno maggiormente indirizzate al concetto di “rianimazione aperta”, e all’uso di strumenti di comunicazione informatizzati, per pazienti intubati o tracheostomizzati, che non possono comunicare verbalmente. L’impatto psicologico dell’ambiente “terapia intensiva” su questi pazienti è devastante, e per questo è previsto la dotazione delle stanze singole con il meglio in termini di sistemi di comunicazione con il mondo esterno.

“L’ampliamento dell’area clinica secondo il presente progetto è possibile utilizzando il piano superiore, dove si trovano attualmente locali tecnici adibiti a uso non assistenziale, e che sarà dedicato a stanze per i servizi (spogliatoi, uffici, magazzini), ma anche ad un’aula didattica multimediale per la formazione degli operatori, che è vitale per l’aggiornamento professionale e che potrà essere messa a disposizione dell’intero ospedale. L’emergenza coronavirus, infatti, ha evidenziato anche che un numero maggiore di sanitari (medici, infermieri, operatori socio sanitari) deve essere formato all’attività di area critica anche se lavora in reparti di altro genere. In caso di necessità, tale personale addestrato può essere rapidamente riconvertito alle necessità della terapia intensiva”.

“Per quanto attiene la sostenibilità del progetto, la necessità è quella recuperare una somma orientativa di almeno € 1.000.000, quanto è necessario alla ristrutturazione di una superficie totale di circa 1000 metri quadri. A garanzia della serietà del progetto, autorizzato dalla ASL 1 Abruzzo, vi sono i finanziamenti, già disponibili, dei seguenti enti/imprese:
1. Fondazione CARISPAQ: € 150.000
2. Associazione L’Aquila per la vita: € 100.000
3. Associazione V.A.Do. (Volontariato per l’assistenza domiciliare): € 120.000 (derivanti da una campagna finalizzata all’emergenza COVID, a cui hanno aderito enti e privati cittadini)
4. Associazione di imprese aquilane: cifra da definire in base all’adesione”.

“Si ritiene che questa iniziativa, vitale per la comunità dell’intera provincia dell’Aquila, risponda a quanto richiesto da molti benefattori nel momento dell’erogazione delle donazioni, e cioè di evitare la dispersione di fondi e, viceversa, dare vita a un progetto che sia “monumento alla consapevolezza”, in cui sia chiara ed evidente la partecipazione attiva e diretta dei cittadini, per un reparto che deve essere, per il futuro, “simbolo di sicurezza, civiltà, fratellanza e umanità”. Questa la conclusione di Marinangeli.

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