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Commercio, Romano: “Non previste misure straordinarie”

Il capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale all'Aquila: "Basta già il Covid a far danni"

“Biondi si vanta di aver aggiornato il piano del commercio fermo al 2002. La verità è che Biondi non è pioniere rispetto ai 18 anni trascorsi, ma in ritardo sui due anni passati dalla Legge regionale sul commercio del 2018″.

È quanto si legge in una nota di Paolo Romano, capogruppo di Italia Viva in Consiglio comunale all’Aquila.

“Nel merito, comunque, il piano del commercio approvato avrebbe dovuto mostrare una visione di città e del contesto post-sismico e pandemico prevedendo anche misure straordinarie; il dovere di una buona amministrazione è quello di cercare strumenti adeguati alle soluzioni contingenti”, aggiunge.

“Sono soddisfatto di aver dato con un mio ordine del giorno un contributo per le attività storiche che nella L’Aquila del post-sisma hanno scelto di tornare in centro, ma mi sarei aspettato un canovaccio più corposo su cui lavorare; mancano per esempio le misure riguardanti il Covid che potevano e dovevano essere inserite, una su tutte l’intricata situazione dei dehors; non si fa cenno al 4% della ricostruzione su cui ci sono molte risorse ancora da investire, una su tutte i 10 milioni del Restart che né la Regione né il Comune vogliono sbloccare per le attività produttive aquilane; mancano le strategie sulla ripresa commerciale delle frazioni e gli strumenti in grado di rivitalizzare le aree di grande espansione urbanistica ma a forte depressione commerciale in cui tanti quartieri rientrano a pieno titolo”, spiega ancora Romano.

“Il piano recentemente approvato in Consiglio comunale da questa maggioranza – sottolinea – poggia invece su due parole d’ordine, valide in molte altre città e dicotomiche tra loro: centro storico e riuso dei capannoni industriali, vale a dire negozi di vicinato e grande distribuzione”.

“Due antipodi che difficilmente dialogheranno tra loro, lo abbiamo già visto con le varianti commerciali di qualche mese fa. Di contro sono perse le tracce della chiusura della variante urbanistica del 2016, con cui il centro storico cittadino e i centri storici delle frazioni avrebbero dovuto beneficiare dei cambi di destinazione d’uso dei piani terra, primo grande passo verso la creazione del centro commerciale naturale di cui ci si riempie la bocca; non si parla di una regolamentazione efficace del centro commerciale naturale e diffuso costruendo le fasi di attuazione fin da subito; non si fa nulla per costruire piani integrati per la rivitalizzazione dei quartieri o per agevolare la partecipazione con strumenti da fornire alle frazioni che necessitano ugualmente di ripresa e servizi; non si è redatto un testo unico del commercio attraverso un atto onnicomprensivo sia del piano appena approvato che del disciplinare delle attività produttive”, prosegue.

“Si sponsorizza il raggiungimento di un importante traguardo, incomprensibile ai più, senza considerare che questa maggioranza ha semplicemente dovuto adeguarsi, in fretta e furia, ad una norma regionale del 2018 – conclude Romano – Bisogna usare il linguaggio della lealtà nei confronti dei cittadini e non del politichese e spiegare in concreto cosa si vuole realizzare per rilanciare il commercio. Basta già il Covid a far danni“.

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