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Centro VVF, Palumbo: “E il comando chi lo ricostruisce?”

Parla il Capogruppo PD in Consiglio comunale a L'Aquila: "Dopo 12 anni, assistiamo ancora alla mancata ricostruzione della sede operativa dei Vigili del Fuoco nel capoluogo. Allora, ecco la mia proposta".

“La nomina dell’ingegner Rapisarda a commissario per la realizzazione nella città dell’Aquila di un centro di formazione nazionale per gli allievi dei Vigili del Fuoco, intervento annunciato appena 6 mesi fa, è senz’altro una buona notizia che suona però come una beffa rispetto alla mancata ricostruzione, ancora dopo 12 anni, della sede operativa dello stesso corpo”. A pronunciare, a mezzo stampa, queste parole è Stefano Palumbo, Capogruppo del PD in consiglio comunale a L’Aquila. “Un paradosso – aggiunge – che impone una seria ed immediata riflessione, anche in considerazione della cospicua dotazione finanziaria prevista per i due interventi, 15 milioni per il primo e 12 milioni per il secondo“.

“La mia personale proposta che offro ai decisori e al dibattito pubblico è quella di estendere i poteri commissariali anche alla realizzazione del comando dei vigili e, disponendo complessivamente di ben 27 milioni di euro, di realizzare un unico polo all’avanguardia nazionale dedicato alle esigenze, operative, formative e alloggiative del corpo. Un’opportunità di cui si dovrebbe facilmente comprendere l’importanza strategica rispetto al ruolo che un presidio simile potrebbe offrire alla città. L’amministrazione comunale, che ha il compito di pianificazione urbanistica della città, è chiamata però a fare la sua parte, abbandonando la semplice funzione di supporto che ha deciso di svolgere finora su questa vicenda e facendosi promotrice nell’individuazione di un sito idoneo a tale scopo, preferibilmente riqualificando o riconvertendo una delle tante aree già urbanizzate”.

“Ormai abbiamo la certezza che il piano regolatore generale, nonostante le promesse, non vedrà la luce nel corso di questa consiliatura, ma non può essere la città a pagare l’assenza di un disegno territoriale organico e l’incapacità di guardare al futuro con l’ambizione che un capoluogo di regione meriterebbe”, questa la conclusione.

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