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Cava sotto sequestro a Gioia dei Marsi: portati alla luce 15mila metri cubi di rifiuti illeciti

Rifiuti speciali, tra cui anche del materiale pericoloso, che non avrebbero dovuto affatto essere lì ma che c’erano e che sono stati, per giunta, anche scoperti e sequestrati dai Carabinieri Forestali del Comando Stazione di Lecce nei Marsi.

Sono già stati identificati, di fatti, dagli uomini della Forestale, i presunti responsabili dell’abbandono illecito dei rifiuti, ammontanti tra i 12 mila ed i 15 mila metri cubi. Rifiuti di varia tipologia, fra cui anche speciali e pericolosi. Il sequestro è stato operato dai Carabinieri Forestali di Lecce nei Marsi, in sinergia con la Procura della Repubblica di Avezzano. I rifiuti hanno trovato una illecita dimora in una cava, situata a Casali d’Aschi, frazione del Comune di Gioia dei Marsi.

cd3d3eff-1d23-476f-8090-c8d18d51afa4Il materiale così scoperto è stato rinvenuto in superficie, ma si sospetta anche la presenza di materiale interrato. Ancora restano oscure, quindi, la quantità totale e la tipologia effettiva e definitiva dei rifiuti misurati attraverso il sopralluogo adoperato dai Carabinieri Forestali; si ipotizza, però, anche la presenza di Eternit, una presenza probabile.

Ora, è d’obbligo effettuare un sopralluogo più approfondito nella zona, per capire a quanto ammontano precisamente i rifiuti anche sotterrati. L’area resta, pertanto, sotto sequestro, finché non verranno ultimate tutte le operazioni di discernimento e conoscenza del materiale lì abbandonato. Questo è stato il frutto di un’attività investigativa durata almeno qualche mese di tempo, perché si è dovuta, innanzitutto, accertare la responsabilità penale dei titolari di due ditte non proprietarie, ma gestori della cava ad oggetto. Sono stati denunciati, infatti, all’Autorità Giudiziaria P.M. di anni 52 e L.D.B. di anni 56, in base all’articolo 265 del D. Lgs. 152/2006, relativo alla gestione dei rifiuti. Si tratta dei titolari di due ditte entrambe impegnate nel settore edilizio. I rifiuti sono stati trovati su due terreni confinanti, zona di sito della cava.

fe17218d-d759-40c7-8e5a-1b3c82aa53bcL’area in cui si trova la cava, infatti, è una proprietà privata, quindi, ora occorrerà, dopo aver rintracciato le ditte, risalire anche all’effettiva proprietà dei due terreni confinanti. La responsabilità ricadrà anche sui proprietari dei due terreni confinanti: i due sono ancora in corso di identificazione.

Si ipotizza che la cava fosse stata utilizzata, nel corso del tempo, come vero e proprio deposito di rifiuti. Le buche scavate nel terreno, cioè, per procurare la breccia ad uso commerciale, venivano riempite con i rifiuti e poi ricoperte. Questo il meccanismo alla base del fatto illecito.

La provenienza dei rifiuti è locale.

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