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Bimbi prematuri: è il loro giorno, ma non il loro tempo

Dopo nove mesi di lunga attesa, spesi a toccare il pancione rotondo ogni giorno di più ed a scegliere completini in rosa e in azzurro, arriva il frutto dell’amore e, tra dolore e poesia, una donna diventa madre. La gravidanza è un periodo delicato per l’organismo di una donna e, purtroppo, sempre più spesso, si verificano maternità irregolari. Vengono, così, al mondo creature prima dei tempi necessari al completamento della crescita degli organi del feto. Proprio ieri, 17 novembre, si è svolta la giornata mondiale dei bambini nati prematuri, problematica consistente in Abruzzo; come spiega il dottor Giuseppe Ruggeri, primario del Reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Civile di Avezzano.

«In Abruzzo – dice – nascono in media 10mila e 500 bambini l’anno, ormai è da tempo che la crescita annua delle nascite si è attestata su queste stime, ed è preoccupante la percentuale dei bambini nati prematuri su questo numero», afferma il primario. «La Regione, infatti, ha previsto che, per far fronte alla percentuale di prematuri in un così elevato numero di nascite, ci sia bisogno di almeno due unità di Terapia Intensiva Neonatale. Il dato positivo è che, in Abruzzo, ce ne sono ben tre: una a L’Aquila, una a Pescara e la terza a Chieti». Queste, dunque, le strutture ospedaliere attrezzate per la cura dei bambini prematuri.

L’ospedale di Avezzano, invece, può occuparsi dell’iter clinico di cui necessita un nato prematuro? «L’ospedale adeguatamente attrezzato per le cure necessarie ai prematuri è quello dell’Aquila, dotato di un reparto di Terapia Intensiva Neonatale di secondo livello. Il nostro ospedale, invece, può ricevere i bambini che nascono dopo aver superato almeno le 33 settimane di gravidanza, rispetto alle 40 regolari», prosegue il dottore.

Molte sono le cure di cui ha bisogno il bambino prematuro. La nascita prima della completa gestazione porta, infatti, problemi salutari di varia natura. «Il problema principale che presenta, nella maggior parte dei casi, il bimbo prematuro è l’insufficienza respiratoria», chiarisce il dottor Ruggeri. È necessario, quindi, l’utilizzo di uno strumento che aiuti il bambino a respirare, poiché il prematuro non riesce ad espandere la gabbia toracica sistematicamente, non avendo la forza necessaria a compiere l’azione respiratoria. «In questo caso il bimbo si incannula – prosegue l’uomo – e una macchina manda l’ossigeno che permette al bambino di respirare bene».

Logico, poi, che molte siano le complicanze possibili a seconda del caso. Bisogna, quindi, cercare di ridurre, per quanto possibile, i rischi di una nascita prematura. Tiene a sottolineare questo concetto il dottor Ruggeri, che non perde occasione di ricordare l’importanza della prevenzione e del controllo periodico in gravidanza. «Si deve fare il massimo per ridurre il numero dei bambini prematuri, in quanto essi, anche nei centri altamente specializzati ed idonei ad accoglierli, corrono un alto rischio di non sopravvivere», avverte il primario. «È fondamentale, per le donne, quindi, farsi seguire in gravidanza, poiché solo in questo modo si possono prevenire i pericoli che rendono irregolare la normale gestazione».

Diversi sono i fattori che, inoltre, influiscono su un corretto andamento della gravidanza: l’età, i controlli e, più in generale, lo stile di vita. Proprio l’età, però, è il criterio che il dottor Ruggeri, su tutti, chiama in causa. «L’età perfetta per procreare è quella compresa tra i 25 e i 30 anni, affrontare una gravidanza ad un’età avanzata, di fatti, aumenta il rischio di nascite premature. Idem per le gravidanze condotte durante un’età troppo precoce». Trovare la giusta fase della vita sembra, allora, la chiave di volta per scongiurare i pericoli. Ma il primario sottolinea quanto sia difficile prendere l’importante decisione per una donna di diventare mamma al giorno d’oggi, dando uno sguardo al sociale. «Lo studio, il lavoro, la precarietà economica sono fattori che frenano il desiderio di maternità delle donne. Sta, dunque, soprattutto agli organi di Governo, provvedere per tentare di trovare la soluzione più efficace, che faccia uscire dal tunnel della crisi economica queste mamme ansiose. La crisi, di fatti, genera depressione, pessimismo e poca voglia di scommettere sulla famiglia, che è, invece, la cosa più bella che c’è al mondo», conclude il dottor Ruggeri.

Diventare madri è una scelta di vita. Vuol dire dare più valore alla propria esistenza, partorendone un’altra. Il senso di maternità scorre nelle vene di una donna, ma fare un figlio vuol dire pensare in primis all’altro. E l’altro merita criterio, controllo e, soprattutto, amore da parte della donna, che deve sentirsi madre ancora prima di diventarlo.

 

Foto di: tuttomamma.com

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