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Bagnai: “Con Pnrr la questione è spendere i soldi”

Economista: "Snellire sistema amministrativo e intervenire sulla paura della firma"

“La questione centrale del Piano di ripresa e resilienza non è tanto la quantità di fondi disponibili, che sono ingenti, quanto la capacità di spenderli e ciò presuppone la necessità di passare da un sistema amministrativo basato sulle autorizzazioni preventive ad un sistema più snello, basato sui controlli, c’è bisogno di intervenire sulla paura della firma, occorre la riforma della giustizia”.

Lo ha affermato Alberto Bagnai, economista e senatore della Repubblica, ieri sera al termine della prima giornata, all’Aurum di Pescara, di “Abruzzo Economy Summit”, la conferenza regionale sui temi dell’economia, della crescita e dello sviluppo. Un evento organizzato dalla società di comunicazione Mirus, in collaborazione con la Regione Abruzzo e Confindustria Chieti Pescara, con il ruolo di media partner affidato al quotidiano Il Sole 24 Ore. Nella giornata di oggi il tema centrale sarà il Pnrr e in tal senso è previsto un collegamento con il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti.

Bagnai è intervenuto nel dibattito “L’Abruzzo e la sfida della crescita”, durante il quale hanno preso la parola importanti rappresentanti del mondo delle imprese operanti in Abruzzo, come Mauro Fabris, vicepresidente di Strada dei Parchi del Gruppo industriale abruzzese Toto, Adel Motawi, responsabile Gestione Processi Amministrativi di Terna, Luca Tosto, amministratore delegato dell’altro colosso abruzzese Walter Tosto Spa, Francesco Berti, amministratore delegato di Amadori, azienda che ha un importante centro produttivo a Mosciano Sant’Angelo.

Il senatore Bagnai ha messo al centro dell’attenzione anche il problema rappresentato dalla “difficoltà di reperire manodopera, ed occorre tornare a valorizzare i mestieri, la manualità, anche in termini culturali. Forse l’Ocse non ci ha fatto un regalo quando ci ha detto che il problema dell’Italia era che non avevamo abbastanza laureati. L’affermazione avrà i suoi pregi ma ci impedisce di valorizzare l’importanza degli artigiani e delle persone che usano la manualità, ad esempio i sarti, fondamentali per il settore tessile e i meccanici di precisione, necessari anche alle imprese abruzzesi”.

Infine ha sottolineato che il vero gap dell’Abruzzo è rappresentato dalle infrastrutture: “il sistema autostradale, ferroviario e portuale deve essere assolutamente potenziato, vanno fatte scelte e che poi vanno perseguite con coraggio”.

Sul tema delle infrastrutture è intervenuto il vice presidente di Strada dei Parchi Fabris: “non può esserci ripresa economica senza collegamenti adeguati, in Italia c’è un deficit infrastrutturale di circa 10 miliardi di investimenti e questo rappresenta una pesante penalizzazione e un costo per le aziende che operano in

Abruzzo e in generale nel Mezzogiorno. In Abruzzo oggi l’unica infrastruttura che collega l’Adriatico con il Tirreno è l’autostrada dei Parchi da noi gestita. Per potenziare la ferrovia Pescara-Roma ci vorrà molto tempo e ingenti investimenti. Mentre quello che si deve fare per l’autostrada, infrastruttura realizzata negli anni ‘60, è chiaro a tutti e lo si deve solamente fare: sbloccare 6 miliardi di euro per la messa in sicurezza, tenuto conto che la A24 e la A25 corrono sui territori a più alto rischio sismico in Italia, per ammodernarla, e per prevenire non solo il rischio sismico ma anche i rischi dell’attraversamento della fauna selvatica”.

A parlare di infrastrutture energetiche invece Adel Motawi: ”Terna ha un ruolo fondamentale nella transizione ecologica: l’energia verde non solo va prodotta, va anche trasportata. In Abruzzo insistono due collegamenti altamente strategici: l’Adriatic link, che garantirà corrente continua tra Cepagatti e il nord del Paese, via mare, poi la Gissi -Foggia. Il nostro modello di sviluppo ha come elemento qualificante sulla progettazione partecipata: apriamo tavoli tecnici con i Comuni, per poi arrivare ai cittadini, il tempo di realizzazione si allunga in media di un anno e mezzo, ma i benefici sono molti. Il problema vero da risolvere sono i tempi autorizzativi, sono molto lunghi, circa 12 anni”.

Luca Tosto, amministratore delegato della Walter Tosto spa, ha poi spiegato che “operando in Abruzzo esportiamo quasi il 95% del prodotto e questo è stato possibile anche per la capacità di attrarre giovani che erano andati a lavorare altrove, in un percorso formativo di ampio respiro, con una stretta sinergia con le università. Il nesso tra impresa e scuola è fondamentale, sin dal momento del liceo. Abbiamo bisogno di tecnici e ingegneri, e cominciare a conoscersi già quando loro hanno 14 anni è determinante. Il mio sogno è favorire la nascita di un istituto tecnico a Chieti Scalo”.

Infine l’intervento di Francesco Berti, amministratore delegato Amadori: “In Abruzzo abbiamo diversi stabilimenti. Diamo lavoro a 2500 persone direttamente, 3.000 con l’indotto. Perché siamo venuti ad investire in Abruzzo negli anni ‘80? Grazie ad una intuizione del nostro fondatore, sul fatto che l’attività di allevamento era troppo complessa nel nord Italia e perché l’Abruzzo è una cerniera tra il Nord e il Sud Italia. Centrale per noi è la filiera degli allevatori che ci forniscono la materia prima e dei trasportatori, e la filiera è una modalità di redistribuzione del profitto sul territorio”.
Come criticità ha evidenziato, l’Ad di Amadori, che “non si può oramai entrare in fabbrica se non si sa usare un computer, visto che cresce esponenzialmente la digitalizzazione e la complessità tecnologica del processo. E su questo fronte abbiamo difficoltà a trovare persone, forza lavoro, e questo limita il nostro business. Altro problema è rappresentato dal fatto che due comuni confinanti hanno spesso normative urbanistiche differenti e questo determina un aggravio di burocrazia per una azienda, tenuto conto che noi aiutiamo gli allevatori e i nostri fornitori a sviluppare la loro attività”.

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