La carenza di mascherine è una problematica che ha tenuto gli italiani col fiato sospeso per settimane.
Mentre Governo e presidenti di regioni cercavano il modo per reperirle, gli imprenditori del tessile e della moda sono scesi in campo: hanno messo a disposizione i propri macchinari ed il proprio sapere per produrre i dispositivi di protezione individuale.
In queste settimane abbiamo raccontato la forza ed il coraggio di chi non si è arreso, ha cambiato rotta ed è rinato. Come un fiore che spunta da una crepa dell’asfalto.
L’Abruzzo ha visto molte aziende, destinate alla chiusura per il lockdown, sfidare la sorte e convertire la produzione.
La Santo Stefano di Italo Ferretti è una di queste.
L’azienda tessile, sul mercato dal 1967, ha convertito una linea di produzione per realizzare mascherine.
Carlo Ferretti, titolare dell’azienda, ha spiegato che la necessità di intervenire è nata dopo un paio di settimane dall’inizio del lockdown.
L’imprenditore è sceso in campo per due motivi: per rispondere all’esigenza della collettività e per dare un contributo alle dipendenti mantenendo attiva l’azienda.
Inizialmente Ferretti ha investito sulla produzione di mascherine in TNT. Il primo lotto è stato donato al Comune di Silvi Marina e da allora ne sono state prodotte circa 10mila.
“Successivamente, ci è stato chiesto, dai clienti, di creare una mascherina in seta decorata, che fosse anche un accessorio di abbigliamento esclusivo”.
Un gioco da ragazzi per l’azienda che produce cravatte di alta moda, e che ne ha realizzate alcune anche per il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.
“L’esperienza – conclude Ferretti – ci ha insegnato a mantenerci al passo con i tempi e guardare con positività al futuro”.