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Alle 18 atterrano a Pescara 124 marocchini per il Fucino

Emergenza manodopera nel Fucino: si vede la luce in fondo al tunnel. Giommo (Coldiretti L'Aquila): "Sono collaboratori storici con alta specializzazione".

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Arrivo oggi alle 18 all’aeroporto all’Aeroporto internazionale d’Abruzzo “Pasquale Liberi” di Pescara per i 124 cittadini marocchini che, con il supporto di Coldiretti, assicureranno la raccolta delle principali produzioni del Fucino messe a rischio dalla mancanza di manodopera a causa del lungo periodo di lockdown. Così, dopo i controlli e le misure di prevenzione in attuazione delle disposizioni nazionali anti Covid19, i lavoratori partiranno con i pulmann organizzati verso le rispettive destinazioni. Principalmente San Benedetto dei Marsi, Trasacco, Celano, Avezzano e Luco dei Marsi, dove dovranno rispettare la quarantena per poi riprendere, come ogni anno, il lavoro nei campi di ortaggi insieme ai colleghi che, provenienti anche da Stati europei, sono già arrivati nell’ultimo mese.

“Un’iniziativa resa possibile dall’intesa raggiunta dalla Coldiretti con le autorità del Marocco grazie alla collaborazione dell’Ambasciata italiana a Rabat e con il supporto di Questura e Carabinieri – dice Angelo Giommo, presidente Coldiretti L’Aquila – La comunità di lavoratori agricoli provenienti dal Paese nordafricano è la seconda più presente in Italia dopo quella rumena. Si tratta di collaboratori che vengono nelle nostre aziende da anni, con i quali si è instaurato nel tempo anche un rapporto di amicizia e di rispetto. Molti di questi ritornano ogni anno nella stessa abitazione, per poi ripartire a lavoro concluso. Si tratta di lavoratori esperti che non dobbiamo formare perché conoscono perfettamente strumenti, logistica e organizzazione aziendale”.

Si inizia quindi ad intravedere qualche luce per l’emergenza manodopera nel Fucino, anche se si attendono nei prossimi giorni altri lavoratori provenienti questa volta dall’Europa, che dal 3 giugno possono rientrare senza obbligo di quarantena. Resta comunque aperta la questione del voucher agricolo, richiesti fortemente da Coldiretti per continuare a garantire le forniture alimentari di cui il Paese ha bisogno e non far marcire i raccolti nei campi ma anche a consentire a percettori di ammortizzatori sociali di trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta.

I voucher in Italia sono stati introdotti nel 2008 per la vendemmia per le peculiarità del tipo di lavoro che segue i cicli stagionali della natura e del clima. Nel corso degli anni successivi l’agricoltura – sottolinea la Coldiretti – è stata l’unico settore che è rimasto praticamente “incatenato” all’originaria disciplina “sperimentale” con tutte le iniziali limitazioni (solo lavoro stagionale e solo pensionati, studenti e percettori di integrazioni al reddito) che gli altri settori non hanno mai più conosciuto fino all’abrogazione. Non è un caso – precisa la Coldiretti – che il numero di voucher impiegati in agricoltura sia praticamente rimasto stabile con circa 2 milioni di tagliandi venduti nell’anno prima dell’abrogazione del 2017. Più o meno gli stessi dei 5 anni precedenti, per un totale di 350mila giornate di lavoro che – conclude la Coldiretti – potrebbero aiutare molti italiani in difficoltà per la mancanza di lavoro.

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