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Alfonsi su presidi Pescina e Tagliacozzo: “Non questa risposta che territorio attende”

Il Consigliere Provinciale: "Si era chiesto di riattivare punti di primo intervento e servizi ambulatoriali e radiologia"

In relazione all’annunciato utilizzo del Presidio ospedaliero di Pescina e Tagliacozzo per il percorso riabilitativo di pazienti Covid-19 interviene il Consigliere provinciale Alfonsi.””Apprendo dalla stampa della decisione di voler utilizzare il Serafino Rinaldi di Pescina, così come l’Ospedale di Tagliacozzo, per ricovero riabilitativo di pazienti Covid-19 e attendo gli atti formali per comprendere di cosa effettivamente si tratti e se sia conciliabile con le esigenze di sicurezza necessarie per la riapertura dei servizi esistenti e per la presenza di pazienti critici presenti ospitati in reparti delicati come l’Ospice. Non è comunque questa la risposta che il territorio attende”.

“Si è chiesto ragionevolmente – continua – per Pescina, al Presidente Marsilio e ai Consiglieri regionali marsicani Quaglieri e Angelosante Presidente e membro della Commissione sanità regionale innanzitutto di riattivare con urgenza il punto di primo intervento e i servizi ambulatoriali e radiologia e di valutare l’opportunità dell’utilizzo del Presidio che ha la disponibilità immediata di circa 35 posti e sale operatorie (per la realizzazione delle quali si sono fatti rilevanti investimenti) per geratria o per una R.S.A. con posti di lungodegenza essendo questa la vocazione della struttura prima della scellerata riorganizzazione tanto da farne ipotizzare allora la costituzione di un polo geriatrico. Ribadisco che in questo momento così’ delicato in cui le aree fragili diventano ancor più fragili – e la aree interne in cui la popolazione e’ prevalentemente composta da persone anziane sono certamente tra queste – c’è bisogno di una sensibilità e, se vogliamo, di un coraggio maggiore che in passato sono mancati. Questa epidemia ci impone di riflettere e ripensare con urgenza la sanità potenziando o implementando i servizi territoriali che sono fondamentali per la sopravvivenza delle aree montane evitandone lo spopolamento ormai in atto. Le aree interne non chiedono miracoli ma solo buon senso mettendo a sistema, utilizzandolo, l’esistente (che vanta strutture e personale medico e paramedico di assoluto valore cui va espressa gratitudine e riconoscenza) e potenziandolo inserendo la medicina del territorio tra gli asset strategici cui destinare i fondi recentemente stanziati dal Governo. Chiediamo semplicemente di poter aver salva la vita con un punto di primo intervento cui rivolgersi nell’immediato, servizi di medicina di base e ambulatoriali efficienti che eviterebbero inutili ospedalizzazioni con conseguente aggravio di costi e disservizi. E’ ora di agire con risposte concrete finalmente, diversamente questa epidemia non ci avrà insegnato nulla. I “cafoni” odierni di siloniana memoria di questa terra sanno bene cosa vogliono e soprattutto “Che fare”.E’ in gioco, anche attraverso i servizi sanitari, l’esistenza delle arre interne”.

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