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Acqua: nel 2030 fabbisogno 13.726 litri al secondo

Dati di previsione di uno studio del 1995 della Regione Abruzzo

Nel 2030 il fabbisogno di acqua potabile della regione Abruzzo sarà di 13.726 litri al secondo, quantità destinata a salire fino a 16.118 litri al secondo se si tiene conto di portate integrative per il turismo lungo la costa e per eventuali insediamenti industriali con un volume d’acqua erogato di 269 milioni e 774 mila metri cubi.

Sono i dati di uno studio del 1995 della Regione Abruzzo in base al quale erano stati censiti e organizzati in un archivio elettronico circa 9.250 sorgenti e 2.350 pozzi e perforazioni.

Secondo il referente acqua Wwf Abruzzo, Luciano Di Tizio “uno studio realizzato 26 anni fa ha certamente bisogno di essere aggiornato, ma appare comunque evidente che anche a fronte di eventuali fabbisogni minori sia l’organizzazione abruzzese per la gestione del servizio idrico integrato che le reti di distribuzione appaiono del tutto inadeguati. Le soluzioni? Destinare una congrua parte dei fondi in arrivo dall’Europa per risistemare gli acquedotti e sostituire le attuali società di gestione con strutture realmente pubbliche. Nel frattempo si provveda a eliminare gli sprechi, compresi gli organici eccessivi rispetto alle esigenze, pagati dai cittadini attraverso onerose bollette”.

Per il portavoce del Forum H2O, Augusto De Sanctis, “sarebbe opportuno capire come si è arrivati all’epoca a questo fabbisogno, se includendo una quota industriale che, ad esempio, può essere soddisfatta con acqua di minor qualità. Infatti in base a questi calcoli verrebbe fuori un fabbisogno pro-procapite di 860 litri/die, lontano anni luce dai 120-140 litri pro-capite/die dei paesi non europei cui dovremmo cercare di allinearci. In questi anni sull’idropotabile abbiamo messo in rete oltre 400 litri pro-capite al giorno, di cui solo 220-230 sono arrivati nelle case, per via delle perdite della rete e degli usi non tracciati. Una disponibilità comunque importante, al netto della siccità di quest’anno, che ci dice che l’acqua potabile va gestita meglio, limitandone l’uso esclusivamente per soddisfare i diritti primari, impiegando acqua di minor qualità per tutti gli altri usi e assolutamente recuperando le perdite della rete”.

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